Prende avvio la pubblicazione di blog sulla DMT scritti da allievi in formazione, diplomati e da docenti del Centro Toscano.

Potranno senz’altro essere di interesse e… buona lettura!

A cura dello Staff del Centro Toscano

a cura di Gaia Ceccoli Diplomata Dmt Scuola di Formazione del Centro Toscano di Arte e Danza Terapia

SINTETICA DESCRIZIONE DELLA SW

Fino ad oggi, in Italia, non esistono testimonianze di lavori di danzamovimentoterapia (dmt) e Sindrome di Williams (SW). Per questo si è deciso di condividere un’esperienza, iniziata tre anni fa, presso l’Associazione Famiglie Sindrome di Williams Onlus (Afsw), che agisce su territorio lombardo, per eventualmente supportare futuri lavori con questa utenza.

La SW è una malattia genetica rara, dovuta alla microdelezione della regione q11,23 del cromosoma 7, e con interessamento multi sistemico. Infatti coinvolge numerosi organi e apparati e manifesta problematiche di tipo psico – relazionale.

Gli obiettivi di lavoro che ci si è posti per sviluppare degli incontri di dmt  con persone affette da SW, mirano ad aumentare le capacità di autonomia, autostima ed integrazione di soggetti con riconosciuto svantaggio sociale. Il tutto operando

  • a livello di sviluppo motorio – artistico (acquisire capacità motorie per muoversi in armonia e coordinazione),
  • a livello personale (maggior conoscenza e fiducia in se stessi)
  • a livello comunicativo – relazionale (relazionarsi con gli altri in modo positivo).

A causa della pandemia di covid-19, nell’ultimo anno e mezzo di attività, si è dovuto operare da remoto. Si guarda a questa modalità come un’opportunità per fronteggiare l’emergenza del momento, ma si ritiene che non possa essere utilizzata per affrontare un lavoro di lunga durata, con questa utenza. Perciò in questo scritto verranno trattati esclusivamente  gli incontri svolti in presenza.

Per la natura affettuosa, socievole ed estroversa di questa sindrome, il gruppo con cui ha lavorato chi scrive, era così composto  

  • 12 persone affette da SW, di età dai 15 ai 42 anni
  • una ragazza affetta da Sindrome di Cornelia de Lange  
  • una la cui sindrome non è stata ancora identificata.

Il gruppo si è lasciato coinvolgere in modo propositivo dall’attività, creando un senso di appartenenza di buon valore.

D’altra parte si è riscontrata una difficoltà ad esporre in modo esplicito un conflitto verso l’altro, o un disagio verso una situazione.

Da un’attenta osservazione del gruppo è inoltre emersa una tendenza a rimanere ad un livello energetico “superficiale”. Infatti l’indole pigra, che si aggrava con l’avanzare dell’età, la scarsa fiducia in se stessi e una limitata familiarità con il proprio corpo e con il muoversi nello spazio, sono fattori che “trattengono”, contengono e frenano un coinvolgimento che  si potrebbe descrivere “spensierato”, “generoso” e “profondo”. Si riscontra invece una “contrazione” dell’energia, sia motoria, che emotiva e una conseguente necessità di portare l’utenza verso il rilascio.

MOVIMENTO

Dal punto di vista del movimento, si è osservata per la maggior parte dell’utenza una ricorrenza di movimenti prevalenti specialmente concentrati nella parte superiore del corpo e in una posizione esclusivamente eretta. Il busto, in particolare la zona lombare, è risultata spesso bloccata, le spalle rigide e il collo poco mobile presentando generalmente una conformazione fisica esile in età giovanile e tendente al robusto, con l’avanzare degli anni. Per le caratteristiche appena elencate, i movimenti di discesa verso terra, la flessione delle ginocchia e i movimenti di torsione, sono risultati del tutto assenti o assai limitati. Si sono riscontrati invece frequenti movimenti delle braccia (che raggiungevano tuttavia una breve estensione), i movimenti frontali e unidirezionali.

Inoltre in qualche ragazzo/a si sono notati dei movimenti stereotipati, specialmente legati a un moto oscillatorio e ritmico.

Dunque la gamma di movimenti eseguiti in modo autonomo si è rivelata molto ridotta e l’utenza ha avuto bisogno di essere accompagnata passo dopo passo dalla conduttrice, nell’esplorazione di nuove suggestioni.

SPAZIO

Come notato rispetto all’uso dello spazio, il livello utilizzato è quasi sempre stato quello alto: il luogo in cui si è svolta l’attività non presentava un pavimento idoneo al lavoro a terra, dall’altra si è ritenuto, dopo osservazione protratta nel tempo che la limitata confidenza con il livello medio – basso dello spazio e del proprio corpo, fosse proprio una caratteristica delle persone affette da SW.

Esse presentano difficoltà anche nell’orientamento e una bassa percezione dello spazio in cui si trovano, infatti il gruppo tende a concentrarsi verso il centro della stanza o “ammassarsi” intorno al conduttore, si riscontra una difficoltà nel posizionarsi in fila e nel percorrere in autonomia l’attraversamento di uno spazio occupato da materiale. Il tragitto effettuato è risultato infatti spesso breve, poco articolato e col solo scopo di raggiungere il punto di arrivo.

LA CONDUZIONE

La modalità di conduzione necessaria per questa utenza è di tipo attivo. Il gruppo risulta poco autonomo nell’elaborazione delle informazioni, fornite con modalità differenziate di linguaggio.

La sola comunicazione verbale infatti non basta a stimolare sufficientemente l’utenza e questa deve essere fatta di parole semplici:

  • richiamare l’attenzione dei vari partecipanti chiamandoli per nome;
  • accompagnare la proposta nei vari passaggi, con esempi ed immagini;
  • lasciare il tempo all’utenza di capire e, dove necessario, ripetere in modi diversi lo stesso concetto.

 L’uso di un immaginario, legato alla vita quotidiana, agli animali, alla natura, alle relazioni familiari, ai colori, aiuta inoltre un maggior coinvolgimento emotivo e nel movimento, oltre forse a favorire la memoria del gesto.

Per la stimolazione di questa utenza, si è rivelato molto importante anche l’uso della musica, come sostegno alle parole del conduttore. Questo tipo di linguaggio risulta familiare per la maggior parte delle persone affette da SW che predispongono di una buona memoria acustica e propensione per i ritmi e per la musica (un’alta percentuale possiede l’orecchio assoluto). Per questo motivo è interessante integrare l’ascolto di brani ad una stimolazione attiva della voce, del ritmo e l’uso di strumenti musicali.

Si è notata una predilezione verso ritmi allegri, ai quali tuttavia non corrispondeva un’attivazione del corpo nella velocità. Il movimento lento, pacato, quasi talvolta “rallentato” e trattenuto, in linea con ciò di cui si è detto poco sopra, sembra dunque essere la zona comfort entro cui si muovono le persone affette da SW.

Talvolta si è tentato di portare il gruppo verso un ritmo incalzante ed un movimento in progressione più veloce e dinamico. Dopo un’iniziale “immobilità”, alcuni/e ragazzi/e sono entrati in un molleggio continuo, attivando ed integrando progressivamente varie parti del corpo.

Fondamentale e imprescindibile sostegno alla conduzione, è risultato il linguaggio motorio con cui il conduttore ha accompagnato nei vari passaggi la danza della propria utenza. Per alcuni/e  ragazzi/e è risultata necessaria la stimolazione diretta; per altri è bastato un input iniziale, ripreso più volte e/o modificato nel tempo. In linea con questa osservazione, è stato riscontrato che un lavoro a specchio col conduttore è portatore di importanti cambiamenti, anche solo momentanei, nel movimento e nella qualità di energia dell’utenza.

MATERIALI

Infine, altro supporto importantissimo, è sicuramente l’utilizzo di materiale, che ha aiutato il gruppo in molte situazioni ad entrare con maggior energia e partecipazione in ciò in cui veniva guidato e incoraggiando l’esplorazione verso movimenti poco sperimentati. In particolar modo si è notata una predilezione verso materiali di forma aperta ed accogliente, ampi ed ariosi, quali carta velina, giornale, stoffa, palloncino, che rispondono in modo ampio anche con un piccolo impulso iniziale. Inoltre, specialmente per i/le ragazzi/e più compromessi, disporre di un ampio ventaglio di colori offre maggior spinta ad interagre con essi.

Rispetto all’approccio col palloncino, c’è da aggiungere la considerazione che un elevatissimo numero di persone con SW presenta iperacusia, ovvero marcata sensibilità ai rumori. Essendo il palloncino un materiale che, scoppiando, produce un forte botto, può generare diffidenza e paura: è dunque importante tenere a mente questo dettaglio, per sfruttarne al meglio le potenzialità, prima di proporre un lavoro col palloncino a persone affette da questa sindrome.

Anche la sedia si è mostrata un materiale che ha notevolmente stimolato il gruppo, in parte forse per l’accoglienza intrinseca in questo materiale e la possibilità di sostegno, appoggio e riposo che offre.

 Si è invece riscontrato un certo spaesamento di fronte a materiali di forma sottile e allungata quali raso ed elastici.

 Questo è accaduto anche a livello spaziale, dove il gruppo è risultato maggiormente a suo agio nella forma del cerchio piuttosto che disposto in un orientamento frontale.

Per tutti i fattori qui considerati, si può affermare che ci troviamo ancora in una fase primaria dell’evoluzione (1) del gruppo, ancora interamente orientato sui temi dell’accoglienza, del materno, del rotondo.

CAMBIAMENTI

Si considerino alcuni piccoli cambiamenti, emersi verso la fine del primo anno e mezzo di lavoro con questo gruppo, ovvero al termine del periodo in cui l’attività si è svolta in presenza.

Si sono riscontrati cambiamenti dal punto di vista:

  • Dell’orientamento spaziale.

La forma del cerchio ha iniziato ad essere più chiara e a tendere verso una maggiore centratura nella stanza.

Lo spazio utilizzato e la disposizione dei componenti del gruppo, attraverso un costante lavoro di consapevolezza sulle parti vuote e piene durante la camminata, è progressivamente divenuto più omogeneo.

  • Delle capacità attentive e di concentrazione.

E’ emersa una nuova concentrazione e complicità durante un lavoro di gruppo e una maggior canalizzazione dell’attenzione su ciò che si stava facendo durante un periodo che per lungo tempo ha avuto necessità di essere vissuto come svago, quello cioè della rielaborazione artistica del vissuto, attraverso il disegno o il collage.

  • Dell’autonomia.

Parte del gruppo per la prima volta ha mostrato di interagire quasi in modo autonomo con la carta velina sia nel danzare, sia nel recuperare modalità di interazione col materiale e coi compagni, proposte in precedenza.

  • Del movimento.

Durante un lavoro a specchio col conduttore e ciascun ragazzo/a, sono emersi importanti cambiamenti riguardanti le qualità del movimento.

Il gruppo è sembrato acquisire maggior confidenza nel mantenere l’immobilità dentro a una forma e a iniziare, tramite il respiro, a beneficiare a livello corporeo ed emotivo, di un rilascio dopo la tensione.

IN PROSPETTIVA

Considerando un lavoro su lunga durata, si ipotizza che integrare la possibilità di accompagnare l’utenza affetta da SW a un lavoro a terra, possa favorire ulteriormente l’avvio di un cambiamento. Infatti, si ritiene che il contatto col pavimento possa aiutare ad ammorbidire alcune parti del corpo, a contattare maggiormente la stabilità al suolo e l’equilibrio, ad integrare anche la parte bassa del corpo nel movimento e a favorire un rilascio della tensione che spesso viene trattenuta.

In questo senso si reputa di altrettanta importanza la proposta di un buon lavoro che faccia esplorare, su diversi livelli, l’alternanza dei movimenti di contraction and release. Infatti l’oscillazione tra la contrazione e il rilascio favorirebbe una maggior estensione delle possibilità di movimento che tendono invece ad essere poco ampi e con poco slancio e respiro. Inoltre, proprio per la tendenza di questa utenza a stare nella zona di confort e in una modalità di risparmio dell’energia, è arduo portarla in cambiamenti di velocità, di qualità del movimento e di intensità di energia. Per questi motivi potrebbe essere una buona pratica mantenere come lavoro trasversale su un gruppo con persone affette da SW una costante esperienza che li porti ad esplorare questo

moto oscillatorio di contrazione e rilascio.

Infine, un buon percorso con la SW, dovrebbe comprendere un accompagnamento nelle diverse velocità, simbolo di integrazione dei diversi ritmi della vita, un lavoro costante sulle direzioni dello spazio e del corpo e un buon equilibrio tra mantenere le redini del percorso e lasciare spazi di autonomia e libera esplorazione.

Anche se potrebbe essere una strada molto lunga, e probabilmente per alcuni soggetti non si arriverebbe mai ad un livello di autonomia tale da seguire una conduzione meno direttiva e guidata in ogni suo passaggio, è sempre risultato di primaria importanza, come in ogni percorso di cura, e nello specifico di dmt, offrire degli spazi per fare emergere ogni individualità in modo significativo e caratteristico.

Elementi importanti affinché ciascun componente sia in grado di portare la sua “voce” nel gruppo potrebbero essere

  • “allentare” talvolta le redini della conduzione,
  • lasciare lo spazio per brevi “a soli” (esibizioni che stimolino la personalità e la creatività),
  • utilizzare l’espressione artistico – visiva e la narrazione di essa come strumento per raccontare di sé, ricercare e condividere il proprio gesto, sono

Si conclude dicendo che, grazie alla marcata eterogeneità dei soggetti affetti da SW, si ipotizza di poter lavorare in modo produttivo e significativo anche con un gruppo formato esclusivamente da questo tipo di utenza.

  1. NEUMANN E., Storia delle origini della coscienza, Astrolabio, 1978
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